ERGO-UAS: ergonomia dello sfruttamento

ERGO-UAS è una metrica del lavoro cioè un metodo per la determinazione dei tempi necessari per eseguire il lavoro nelle postazioni di una fabbrica e quindi per la determinazione dei...

ERGO-UAS è una metrica del lavoro cioè un metodo per la determinazione dei tempi necessari per eseguire il lavoro nelle postazioni di una fabbrica e quindi per la determinazione dei ritmi di produzione. E’ il metodo che la FIAT vorrebbe utilizzare per rivedere i ritmi di lavoro in tutte le fabbriche del gruppo nei prossimi anni. Questa nuova metrica è parte integrante del tentativo della FIAT di riorganizzare le fabbriche secondo il metodo WCM (World Class Manufacturing), una filosofia dell’organizzazione del lavoro, inventata in Giappone, che porta alle estreme conseguenze il Toyotismo con l’obiettivo di ridurre i costi, ridurre i tempi morti e quindi aumentare i ritmi di produzione.

Il sistema ERGO-UAS viene presentato, come è successo per altre metriche del lavoro utilizzate in passato, come un metodo scientifico e oggettivo per decidere i ritmi del lavoro operaio. Tuttavia le metriche che la FIAT ha introdotto a partire dal contratto del 1971, in cui le metriche del lavoro venivano rese parte della contrattazione, hanno avuto sistematicamente lo stesso risultato: l’aumento dei ritmi, della fatica e dello stress, con il conseguente aumento delle limitazioni fisiche e malattie professionali. Se c’è una scientificità in questi metodi è quella di aver permesso alla FIAT un aumento sistematico dello sfruttamento operaio. Su questo la FIAT fa finta di niente e presenta questa nuova metrica ERGO-UAS come un sistema che riduce i rischi per la salute degli operai dovuti al lavoro ripetitivo di postazione: la determinazione del tempo viene fatta anche in base ad una valutazione delle condizioni di ergonomia del lavoro. Ma è facile rendersi conto di cosa si tratta, l’ergonomia, nel contesto del lavoro di fabbrica, del lavoro di operai sottomessi ad un sistema di produzione meccanizzato, non è altro che la scienza dell’interazione tra operaio e macchina, al fine di rendere l’azione dell’operaio quanto più sottomessa possibile a quella della macchina.

Ma guardiamo più nel dettaglio, aldilà della retorica aziendale, in cosa consiste questa nuova metrica. Cominciamo col dire che la presenza di due sigle nella denominazione ERGO-UAS è dovuta al fatto che la nuova metrica è la fusione di due tecniche di misura: una tecnica di misura dell’ergonomia basata sul sistema EAWS (European Assembly Work-Sheet), e un metodo di misura dei tempi basato sul sistema tabellare UAS (Universal Analysing System). Vediamo cosa si nasconde dietro queste sigle.

1- UAS: versione aggiornata delle metriche MTM, TMC.

L’UAS è una recente versione semplificata del classico metodo tabellare di misurazione dei tempi l’MTM (Methods-Time Measurement), utilizzato ormai da parecchi decenni nelle industrie meccanizzate. I sistemi tabellari furono sviluppati come diretta conseguenza degli studi tayloristici del lavoro nella grande industria di cui ne costituiscono una formalizzazione. Il sistema tabellare che ebbe maggiore diffusione fu il sistema MTM (Method Time Measurement).

Il materiale utilizzato per l’elaborazione delle tabelle MTM consisteva in migliaia di ore di riprese cinematografiche nelle condizioni di lavoro più diverse di operai della grande industria. Lo studio cronometrico di queste riprese e l’uso di opportuni metodi statistici portò alla realizzazione delle tabelle MTM. Queste tabelle consistono nella descrizione di tutti i micromovimenti che l’operaio può svolgere nelle sue mansioni. I micromovimenti base sono classificati in 12 classi: 1) raggiungere, 2) afferrare, 3) muovere, 4) posizionare, 5) rilasciare, 6) disaccopiare, 7) applicare pressione, 8 ) ruotare, 9) muovere occhi, 10) fissare sguardo, 11) girare manovella, 12) movimenti piede/gamba/corpo (ognuna di queste classi è divisa in un certo numero di sottocasi). Il sistema è molto dettagliato e permette di assegnare un tempo ad ogni operazione complessa che l’operaio può svolgere in produzione scomponendola nei micromovimenti specificati nelle tabelle.

La FIAT sviluppò a partire dagli anni quaranta un suo sistema metrico denominato TMC (Tempi dei Movimenti Collegati) che costituisce una semplificazione dell’MTM ottenuta accorpando certe classi di micromovimenti. Le ‘azioni elementari’ del TMC sono 5: 1) Spostare, 2) Posizionare, 3) disaccoppiare, 4) ruotare, 5) movimenti corpo. Ad esempio, nell’azione elementare “spostare” del TMC sono accorpate le prime quattro classi di micromovimenti MTM: raggiungere, afferrare, muovere e posizionare. Questa metrica diventò parte integrante della contrattazione aziendale a partire dal contratto FIAT del 1971.

A partire dagli anni ‘90 la FIAT ha cominciato a pubblicare delle nuove tabelle basate apparentemente su una nuova metrica, inizialmente non dichiarata tale, che i sindacati hanno battezzato TMC-2. La nuova metrica è un sorta di aggiornamento delle tabelle TMC, di cui contempla le stesse operazioni elementari. Tuttavia i tempi assegnati alle operazioni elementari del TMC-2, sono generalmente più bassi di quelli del TMC. Il TMC-2 è la metrica su cui si sono progettati i ritmi nella fabbrica SATA di Melfi come specificato nell’accordo integrativo SATA-FMA del 1993, firmato dai sindacati confederali e la FISMIC, per regolare l’attività lavorativa degli operai degli stabilimenti di Melfi (SATA) e Pratola Serra (FMA). Vale la pena di sottolineare che l’accordo veniva sottoscritto senza la presenza degli operai in quanto precedente all’apertura delle due fabbriche. Introdotto a MELFI e Pratola Serra, il TMC-2 è servito come base per tutti gli accordi che negli anni 2000 sono stati fatti in tutte le altre fabbriche del settore FIAT.

L’UAS è un ulteriore semplificazione dell’MTM che è stato sviluppato specificamente per le cosiddette produzioni a lotti, come è ormai considerata quella del settore automobilistico. Le operazioni elementari dello UAS sono passate da 5 del TMC a sole 2: 1) prendere, 2) piazzare. Il che rende questo sistema di misurazione ulteriormente approssimato rispetto alle precedenti metriche. A parte queste semplificazioni, il metodo UAS che verrà utilizzato dalla FIAT sarà abbastanza vicino al famigerato TMC-2.

2- Oggettività delle metriche e comunicazione dei tempi

Il sistema MTM e i suoi derivati vengono generalmente considerati da aziende e sindacati dei metodi oggettivi per la misurazione dei tempi di esecuzione delle operazioni. Ma è evidente dal modo stesso in cui sono state derivate le tabelle che questa oggettività è tutta dei padroni. Gli operai ripresi dalle telecamere che hanno fornito il materiale grezzo per realizzare le tabelle, erano uomini sottoposti ad un regime di fabbrica, cioè costretti a seguire il ritmo delle macchine con il fiato addosso di capi e controllori che verificavano il loro rendimento. Se alla fine dalle tabelle risulta che un certa operazione richiede un certo numero di millisecondi, ciò non dimostra certo che quello è il tempo ‘normale’, ‘fisiologico’ di esecuzione, ma solo che, dato il livello di sfruttamento e sottomissione degli operai dell’epoca, un operaio in media viene costretto ad eseguire quella operazione in quel certo numero di millisecondi.

Dire che i tempi delle tabelle sono fisiologici equivale a dire che per la produzione di uova, il fatto che una gallina ovaiola in gabbia, con una spazio a disposizione di 20-30cm, sottoposta a 21 ore di luce artificiale e 3 ore di buio, in un ambiente termicamente controllato con ventilazione forzata, produce tra 20 e 30 uova al mese sia un fatto ‘naturale’ ed ‘oggettivo’. Tuttavia, sempre oggettivamente, non tarderemo a scoprire che dopo un paio d’anni le sue capacità produttive di uova diminuiscono e quindi la povera gallina viene mandata al macello. Bisogna sempre tener presente questo semplice concetto quando si discute di metriche.

A partire dal contratto del 1971, nelle fabbriche del gruppo FIAT, escluse le fabbriche SATA e FMA, viene fissato l’obbligo dell’azienda di dichiarare i tempi su cartellini apposti in ogni singola postazione di lavoro. Questo obbligo dell’azienda venne accolto dai sindacati come un possibilità di controllo dei tempi. Tuttavia questa possibilità è puramente illusoria. Il problema è che le operazioni indicate sui cartellini sono già in qualche modo aggregate, complesse. Per esempio ci può essere scritto “fissare specchietto” oppure “posizionare sedile”, etc. Ma ad ognuna dei questi operazioni possono corrispondere decine di azioni elementari della metrica. Se si volesse verificare se per una data operazione sul cartellino è stato correttamente determinato il tempo bisognerebbe sapere come l’operazione complessa è stata scomposta dall’azienda in azioni elementari. Una volta nota questa scomposizione si potrebbe fare il conto dei tempi leggendo la tabella. Il problema è che l’azienda interpreta l’obbligo contrattuale, nelle fabbriche in cui c’è, di comunicare i tempi solo come obbligo di comunicare il cartellino ma non come obbligo di dichiarare come le operazioni sul cartellino sono state analizzate e scomposte in azioni elementari. A questo punto appare abbastanza evidente che il diritto di sapere i tempi è un presa in giro. L’operaio può vedere solo il risultato finale e non come questi tempi sono stati fissati a partire dalle tabelle della metrica.

Inoltre, contrattualmente, l’operaio non può contestare l’uso di una certa metrica, che è una libertà dell’azienda, ma solo contestare la sua eventuale errata applicazione, cosa che, come abbiamo discusso, è praticamente impossibile.

I tempi, dal 1971 ad oggi, sono stati progressivamente revisionati introducendo sistemi metrici adatti al livello di sviluppo del sistema meccanizzato di fabbrica, con il conseguente aumento costante dei ritmi.

E’ plausibile che la questione cartellini diventerà presto solo una questione formale. A Melfi sui cartellini non ci sono specificati neanche i tempi ma solo le operazioni da fare. L’unica cosa che l’operaio può fare è rifiutarsi di fare delle operazioni che non sono in cartellino. Ma in questi casi, il capo UTE va nell’ufficio tempi e fa aggiungere l’operazione sul cartellino e quindi, in tempo reale, l’operaio non può più neanche dire che l’operazione non è contemplata dal cartellino.

I recenti sviluppi della situazione contrattuale negli stabilimenti Fiat, con gli accordi che Marchionne e i sindacati filo aziendali hanno firmato, cancella nei fatti anche questo versante di contrattazione sui ritmi. Nondimeno, essendo l’Ergo-Uas esplicitamente richiamato nel contratto di Pomigliano e nel più generale “Contratto Collettivo Specifico di Lavoro di primo livello”, siglato il 29 dicembre 2010, in cui si prevede la estensione delle nuove metriche in tutti gli stabilimenti Fiat, con tanto di periodo di sperimentazione, rende necessaria ed urgente una denuncia di ciò che realmente significhi l’Ergo-Uas.

3- EAWS, valutazione dell’Ergonomia e dei rischi del posto del lavoro

Specialmente nei lavoro di assemblaggio nell’ambito delle industrie basate su linee meccanizzata, gli operai sono costretti a condizioni di lavoro fortemente sfavorevoli in termini di postura, forze da applicare, e spostamento materiali. Ad esempio nell’industria automobilistica la forma dei veicoli impone agli operai di assumere posture, come la flessione laterale e la torsione del busto, o la distensione delle braccia, che in base a studi fisiologici sono pericolose e portano, se ripetute nel tempo, a malattie del sistema muscoloscheletrico. Le fabbriche di assemblaggio basate su linee meccanizzate hanno prodotto negli ultimi anni un enorme quantità di limitazione fisiche. E’ un fatto ormai appurato che le fabbriche di assemblaggio meccanizzato producono malattie del sistema muscolo-scheletrico degli operai e questa circostanza è stata rilevata da molteplici studi in tutta Europa. Questa ha spinto in sede di comunità europea ad emanare delle direttive (EU-Machinery Directive e la EU-Frameork Directory) che regolano la sicurezza dei posti di lavoro in termini di ergonomia. Questo tipo di legislazioni ha portato alla creazione di sistemi come l’EAWS (European Assembly Work Sheet) che è un sistema per la valutazione dei rischi connessi allo stress di lavoro in linea, basato su studi fisiologici.

Vediamo più nel dettaglio in cosa consiste questa valutazione del rischio. L’analisi del rischio e del carico biomeccanico basato sull’EAWS si basa su un modulo da compilare mediante ispezione della stazione di lavoro. Sul modulo ci sono varie sezioni a risposte multiple riguardanti la postura del corpo, le forze che l’operaio deve applicare durante il lavoro, il modo in cui l’operaio sposta e solleva i materiali in postazione, la frequenza con cui vengono ripetute delle operazioni con gli arti superiori, la postura delle mani e delle braccia. Il modulo è abbastanza dettagliato e, per esempio, nella valutazione della postura del corpo c’è tutta una casistica del tipo: ‘posizione in piedi’, ‘posizione seduta’, ‘posizione in ginocchio’, ‘posizione distesa’ con tutta una serie di sottocasi, come ‘in piedi e piegato in avanti con angolo di 20-60 gradi’, ‘seduto e piegato in avanti’, ‘in ginocchio con braccia sopra il livello delle spalle’, etc. Per ciascuna di queste posture, la persona che ispeziona la postazione dovrebbe stimare la percentuale di tempo in cui l’operaio si trova in ciascuna di queste posizioni e in base a questa percentuale di tempo c’è un punteggio. Ad esempio se l’operaio è in piedi e piegato in avanti per un tempo dal 10 al 20 percento del tempo di lavoro, allora il punteggio è 7, mentre se è in ginocchio con le braccia sopra il livello delle spalle, sempre per un tempo tra il 10 e il 20 percento del tempo di lavoro, allora il punteggio è 23. Analoghi criteri vengono utilizzati per le sezioni sulle forze, sullo spostamento materiali e utensili, sulle frequenze di ripetizione operazione e sulle posture delle mani e delle braccia. Alla fine, per ogni sezione c’è un punteggio e questi punteggio vengono riportati nel primo foglio del modulo in cui vengono anche aggiunti, se necessario, punti extra legati a particolari condizioni di lavoro come lavorare su oggetti in movimento o la limitata accessibilità del posto di lavoro. I punteggi vengono combinati per arrivare ad un punteggio finale che viene poi classificato in tre categorie di rischio: tra 0 e 25 punti, si parla di postazione verdi, con rischio assente o basso, per le quali non è necessario alcun intervento, tra 26-50 punti, postazioni gialle con rischio medio per le quali si consiglia di intervenire per controllare e ridurre il rischio e infine per punteggio superiori a 50, postazioni rosse con rischio elevato, necessità di intervento per ridurre il rischio.

4- ERGO-UAS come integrazione di EAWS e UAS e il problema dei fattori di riposo.

Una volta chiarito cosa si intende per UAS e EAWS, possiamo ritornare all’ERGO-UAS. Questa nuova metrica si propone di incrociare l’analisi dei tempi fatta col sistema tabellare UAS-MTM con l’analisi del carico-biomeccanico EAWS. Da questo incrocio dovrebbe uscire fuori un fattore di maggiorazione che aumenti i tempi dell’UAS in funzione dei fattori di rischio valutati con l’EAWS.

Ovviamente come viene fatto questo calcolo non è dato sapere con precisione. Oltre a questo sorge un’altra questione. Le maggiorazioni dei tempi delle tabelle TMC in funzione della fatica associata alla ripetitività delle operazioni, della postura, etc, erano già in vigore in FIAT e venivano chiamati fattori di riposo. Questi fattori di riposo fornivano in media una maggiorazione di circa il 6% dei tempi delle tabelle TMC. Bisogna qui però sottolineare ancora una volta la differenza di trattamento riservata agli operai SATA-FMA. In base al contratto del 1993, per loro, nella cosiddetta fabbrica integrata, i fattori di riposo non vanno goduti in postazione, con un relativo rallentamento del ritmo, ma cumulati durante il turno e poi goduti con una pausa di circa 20 minuti. L’abolizione dei fattori di risposo in SATA ha permesso di spingere la velocità della linea di montaggio a livelli inimmaginabili nelle altre fabbriche FIAT. Nel confronto con le altre fabbriche, tra l’altro, manca alla SATA la pausa per disagio vincolo. In effetti, in base al contratto del 1971, gli operai FIAT dovevano godere di due pause, ciascuna di 20 minuti: una per bisogni fisiologici ed una per il disagio vincolo (disagi legati al fatto che l’operaio è vincolato a stare in postazione). Ebbene in SATA la pausa per disagio vincolo è stata abolita e sostituita con una pausa per fattori di riposo cumulati con la conseguenza che la linea, in assenza di fattori di riposo in postazione, può andare più veloce. Che fine faranno allora questi fattori di riposo nelle fabbriche dove sono ancora goduti? La risposta della FIAT è chiara, con l’ERGO-UAS si introduce un nuovo calcolo delle maggiorazioni necessarie per l’affaticamento degli operai e quindi i vecchi fattori di riposo vengono aboliti. A quanto sembra i vecchi fattori di riposo per quanto arbitrari appaiono oggi alla FIAT troppo rigidamente fissati, mentre la nuova metrica ERGO-UAS sembra prestarsi di più alla possibilità di ridefinire i tempi delle postazioni.

E’ bene sottolineare che, ammesso che ci sia qualche elemento oggettivo nelle valutazioni di rischio basate sulle direttive europee, il fatto che l’azienda posso integrare queste valutazioni di rischio con la metrica UAS (ovvero TMC-2) mostra la reale implicazioni di queste normative.

Le direttive europee sui rischi vengono usate in ambito ERGO–UAS per organizzare la fabbrica secondo la filosofia WCM della qualità del sistema produttivo. Vale la pena a tal proposito di ricordare che uno dei capisaldi della filosofia WCM è quello li eliminare tutte le operazioni NVAA (Not value adding activity), cioè tutte le operazioni che non aggiungono valore, che includono i passi per andare a prendere un attrezzo, o necessità di allungare il braccio per prendere un utensile. Bisogna limitare al minimo tutte le operazione che non siano un diretto intervento sulla merce prodotta. E per far questo si può certo usare lo studio ergonomico della postazione di lavoro ma solo al fine di saturare tutti i tempi morti per l’operaio che sono per lui anche dei tempi brevissimi di riposo.

Del resto c’è da notare che anche se ammettessimo che con questo sistema di metrica viene migliorata l’ergonomia delle singole lavorazioni degli operai alla catena (ma ciò non è vero, perché come abbiamo visto ci si limita al massimo ad aggiungere, e con molta parsimonia, per le lavorazioni più scomode un coefficiente di riposo aggiuntivo), assistiamo che ancora una volta un miglioramento tecnologico e produttivo si traduce in più lavoro dell’operaio (aumento di ritmi e riduzione delle pause). Come l’introduzione di nuove macchine, più efficienti, invece di ridurre la giornata lavorativa degli operai determinano l’espulsione dalla fabbrica di una parte di essi e l’aumento del lavoro della parte che è rimasta, così l’Ergo-Uas determina il prolungamento dello sforzo e del lavoro degli operai impegnati (e l’espulsione della parte restante). E’ facile immaginare quali conseguenze avrà sugli operai questa prolungata maggiorazione dello sforzo psicofisico.

5- Lotta contro i ritmi

La FIAT decide i ritmi secondo le esigenze della produzione. Non ci sono criteri oggettivi o fisiologici che tengano. L’unico criterio è quello della sopportazione operaia. Del resto la sopportazione dell’uomo non è quantificabile rigidamente. Si può fare lavorare una persona a ritmi impossibili e lasciare che si ammali in pochi anni. Il lavoro umano è come un elastico che si deve adattare al ritmo delle macchina, questo sì fissato più o meno rigidamente a dei parametri tecnici. Per convincere gli operai a lavorare di più si stabilisce tutto un sistema di regole fasulle che servono solo a dare l’apparenza di oggettività. Sistema di regole ovviamente sempre accompagnato da un rigido, spietato e dispotico apparato repressivo. Gli operai però vengono illusi che il loro sfruttamento avviene nel rispetto di regole. In realtà questo sistema di regole non garantisce niente. I sindacati hanno sottoscritto una serie di accordi che mettono gi operai in balia della gerarchia di fabbrica e del sistema delle macchine. Eppure la FIOM, con un atteggiamento ambivalente, continua a denunciare la non fondatezza dei nuovi sistemi metrici e delle nuove regole.

Ma se il sistema delle metriche serve ad aumentare progressivamente l’intensità del lavoro dell’operaio, qual è il significato, il contenuto sociale di questo processo?

La giornata lavorativa dell’operaio si divide in due parti. Una parte pagata dal capitalista ed una parte non pagata da questo, che se ne appropria e che quindi costituisce il suo guadagno (il plusvalore o profitto). L’aumento della intensità del lavoro (e l’aumento dei ritmi è appunto questo) serve proprio a diminuire la parte della giornata lavorativa pagata e far crescere quella non pagata all’operaio, pur lasciando inalterata la durata complessiva della stessa giornata lavorativa. Ecco allora chiarito cosa significa realmente tutta questa manfrina sull’Ergo-Uas tanto cara a Marchionne: bisogna far sgobbare di più gli operai per ricavare dal loro lavoro, a parità di salario, più profitti.

Si comprende così come la lotta sui ritmi dovrebbe essere sempre collegata alla lotta per il salario. Non nel senso che si dovrebbe essere pronti ad accettare l’aumento dei ritmi in cambio di incrementi salariali, sarebbe uno scambio perdente, ma nel senso che lotta contro l’aumento dei ritmi e lotta salariale sono aspetti complementari della resistenza operaia.

Per quanto riguarda la lotta contro i ritmi, si dovrebbero ricontrattare le pause, in quanto si potrebbe sostenere a ragione che, dati i ritmi accresciuti, il disagio del lavoro di linea è accresciuto e quindi è necessario rivedere il regime delle pause stabilendo delle pause aggiuntive. La barriera più sicura alla tendenza continua del padrone di aumentare i ritmi è infatti proprio quella di fissare il più rigidamente possibile delle interruzioni dell’erogazione del lavoro operaio all’interno della stessa giornata lavorativa. Marchionne aumenta la velocità della linea e cancella i fattori di riposo nella determinazione dei tempi, riduce le stessa pause da 40 a 30 minuti. Gli operai devono pretendere una più lenta cadenza della linea e, ad es., almeno 60 minuti di pausa divisi in tre pause distinte da 20 minuti ciascuna.

Queste sono varie ipotesi di resistenza che gli operai dovrebbero perseguire. In ogni caso, un prima passo necessario è quello di liberarsi delle illusioni, sostenute dalla FIOM, sulla possibilità di concertare con il padrone ritmi di lavoro oggettivi e neutrali perché “scientificamente” fondati. Sta alla intelligenza operaia trovare le forme di lotta più adeguate per difendersi.

Ciascuna di queste proposte metterebbe immediatamente in discussione il livello dei profitti della FIAT e di tutti i capitalisti che hanno degli interessi in comune col gruppo. Per fare queste lotte gli operai si dovrebbero scontrare con tutto l’apparato repressivo del sistema che li sfrutta e ciò imporrebbe loro la creazione di una loro organizzazione e di un loro coordinamento. Questa è la sfida che gli operai hanno davanti.

Claudio Serpico.

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